martedì 2 gennaio 2018

La cena di Herman Koch

Ecco un libro di cui ho sentito parlare tantissimo quando uscì nell’ormai lontano 2010, pubblicato da Neri Pozza.  Ognuno lo aveva acquistato, letto,  recensito. Ovviamente tutti tranne me. Recentemente è uscito il film ispirato a questo libro.  Nuovo successo di questo romanzo, nuove recensioni e nuovi punti di vista. A questo punto non potevo  non cavalcare la cresta dell’onda. Non vedevo l’ora di poter esprimere il mio punto di vista su questo libro che consta di sole 286 pagine e dire finalmente la mia su questo romanzo.  
la cenafiliLa storia è, in apparenza, molto semplice: quattro persone, o meglio, due coppie si ritrovano a cena in un ristorante: da un lato  del tavolo siedono Paul e Claire e dall’altro Serge, candidato favorito al ministero olandese, e Babette. l’ambientazione non è un comunissimo ristorante, ma un ristorante di lusso sempre affollatissimo che richiede mesi e mesi di fila d’attesa. L’intera storia è incentrata su questa cena, una cena come tante altre, o forse no. Perché Herman Koch decide di scrivere di un comunissimo incontro tra parenti?!?! In effetti, il romanzo non può essere riassunto in una banalissima cena, perché, ovviamente, il racconto nasconde molto di più. I quattro personaggi, tra una portata e l’altra, parlano di svariati argomenti: gli ultimi film visti, le vacanze in Francia, la politica, la vita di coppia, le classiche nevralgie femminili. Ma fin dalle prime battute si percepisce una nota stonata, un continuo voler nascondere qualcosa di più importante, il non voler parlare di QUELL’argomento.
la cena quoteIn effetti, l’andamento della serata cambia quando Paul, l’io narrante dell’intera vicenda,  scopre di aver preso accidentalmente il cellulare del figlio Michel. Sbirciando nella galleria del telefono, scopre un video agghiacciante: Rick, figlio di Serge, e Michel, il suo adorato figlio, pestano a sangue una clochard. Lo sconforto del padre è notevole: sente di aver perso la sua battaglia di padre.
Interessante è anche il rapporto/scontro tra i due fratelli: Serge e Paul. Serge è il classico uomo politico sicuro di sé, che venderebbe la propria anima al diavolo pur di ottenere voti e notorietà e pur di salvare l’onore e le apparenze.   La famiglia ne risente moltissimo: la moglie Babette è una donna infelice (elemento che si percepisce anche durante la cena, quando, in apparenza improvvisamente, scoppia in lacrime e scappa fuori) e il figlio non è definibile come uno stinco di santo. Paul è il suo opposto: è molto più riservato di Serge, a lui non interessa la celebrità e gli danno fastidio persino le occhiate o il continuo essere additato solo perché è il fratello del politico. La celebrità non fa per lui: a lui basta amare ed essere amato dalla sua famiglia per ciò che è realmente, non per ciò che la gente dovrebbe pensare. In effetti. l’ipocrisia, la falsità e persino la corruzione sono delle tematiche molto presenti all’interno del romanzo. Cosa si è disposti a fare pur di uscirne puliti?
la cena quote2Al racconto lento e dettagliato della cena, sono inframmezzati altri racconti riguardanti il passato delle due coppie: le vacanze in campagna, le crisi isteriche di Babette, la malattia di Claire, e così via. Questi aneddoti sono sì secondari alla storia principale, ma permettono al lettore ancora una volta di entrare nella psiche dei personaggi e di capire il perché di molte situazioni e di molti gesti. Permettono di comprendere, inoltre, il comportamento e l’indole dei figli, perché i ragazzi hanno compiuto quello che hanno compiuto e le radici della loro presunta indole violenta. L’autore offre un chiaro esempio di ciò che possiamo definire come tare ereditarie, ovvero l’insieme delle malattie, anomalie e  predisposizioni morbose che si presentano con una notevole evidenza di generazione in generazione e che sono trasmesse come caratteri ereditari. Le domande da porsi, quindi, sono essenzialmente due: se il padre è un violento (e molti episodi dimostrano questo dato di fatto), anche il figlio diventa inevitabilmente violento? E questo atteggiamento può influenzare anche gli altri componenti della famiglia (moglie, fratello, cugino, ecc…)? Stando al romanzo di Koch, la risposta alla prima domanda è semplice: sì, le tare ereditarie esistono o almeno l’educazione e gli esempi forniti dal padre sono esemplari per il figlio. La seconda domanda è di difficile risposta: Claire, la moglie di Paul, decide di risolvere la questione “alla maniera del marito”, ossia assumendo un atteggiamento e compiendo un gesto tipico di Paul (o almeno del Paul dei flashback sul passato). Claire e Paul sentono su di loro il peso delle tare e dell’educazione (giusta o sbagliata che sia) impartita al proprio figlio Michel. Sono stati dei buoni genitori per il proprio figlio? Ma soprattutto, hanno dato il “buon esempio” al proprio bambino? Questi sono gli interrogativi che, a parer mio, Koch instilla nell’animo del lettore. Il finale, a conclusione di questa lunga riflessione, è in parte aperto: non si ha la certezza di ciò che è successo realmente subito dopo la cena e nei giorni successivi. Alcuni interrogativi restano irrisolti: Dove si è cacciato Beau? Cosa hanno fatto Michel e Rick la sera della cena? Quali  sono state le reali conseguenze del gesto di Claire dopo la cena? Cosa si è disposti a fare per proteggere la propria famiglia?

Un romanzo che pone tanti interrogativi che in parte non riesce a risolvere. Lettura consigliata a coloro che amano romanzi che permettono una riflessione sulla società odierna.
Esistono diverse trasposizioni cinematografiche di questo film di cui solo due sono arrivati anche in Italia:
  • I nostri ragazzi (2014) di Ivano De Matteo con Alessandro Gassmann e Giovanna Mezzogiorno. Questa versione è liberamente ispirata al romanzo.
  • The Dinner (2017) con Richard Gere e Steve Coogan. Quest’ultima versione è molto più fedele al romanzo di Koch.

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