venerdì 13 febbraio 2015

Il paese dei poveri di Ivano Mingotti

Il paese dei poveri

***Non ci sono spoiler***

Oggi vi presento un libro un po' particolare. Particolare perché mi ci sono imbattuta "per caso", o meglio è stato "lui" ad imbattersi in me. L'autore mi ha contattata personalmente e mi ha chiesto gentilmente di recensire il suo nuovo libro. Non ho potuto dire di no alla sua gentile richiesta e quindi ... eccomi qui oggi a recensire un nuovo libro per voi.
Chi è questo fantomatico autore? Ivano Mingotti: classe '88, nato in Brianza. Oggi è Presidente dell''Associazione LiberoLibro Macherio ed è traduttore.
Vi lascio qui vari link che lo riguardano e che riguardano il libro in questione che sto per recensirvi:
http://www.edizionirei.com/products/il-paese-dei-poveri/
http://www.youtube.com/watch?v=DCB4Vh0LV58
http://ivanomingottiautore.wordpress.com/il-paese-dei-poveri/
http://www.facebook.com/ilpaesedeipoveriedizionirei2014

Oltre a Il paese dei poveri, ha scritto altri 6 libri ed eccone un piccolo elenco (a ritroso):

  • Il Cenotafio di Simon Petit (2014)
  • Nebbia (2013)
  • Sotto un sole nero (2012)
  • Stati Uniti d'aspirina (2011)
  • Sotto gli occhi (2010)
  • Storia di un boia (2009)
Rovistando in Internet, ho raccolto pareri discordanti riguardo questo libro: c'è chi lo elogia eccessivamente e chi lo odia profondamente, dando persino dell'immaturo all'autore.
Il mio sarà un giudizio medio: non è un capolavoro letterario perché c'è sicuramente molto da migliorare (secondo il mio modesto parere), ma non è neppure un romanzo-spazzatura. E' già da apprezzare il coraggio che lo scrittore ha avuto nel mettersi in gioco cercando di propagandare al meglio il proprio lavoro inviandolo a blogger ed a molti appassionati di letteratura. Io ho avuto la fortuna e l'onore di leggere l'intero romanzo e sono qui per darne una generale visione d'insieme (non ci saranno spoiler tranquilli!!! :D).
Innanzitutto la storia non è collocabile in un tempo e in uno spazio ben preciso, non c'è nessun riferimento spazio-temporale per tutta la durata del romanzo. L'inizio della storia è molto lento (forse fin troppo): dove ci troviamo, chi siamo e, soprattutto, perché ci troviamo lì è svelato pian piano grazie al punto di vista del personaggio che ci accompagnerà per tutta la storia. Il narratore non è quindi onnisciente e noi conosciamo dei tratti della storia man mano che proseguiamo nella lettura. Le descrizioni sono molto frammentate (caratteristica che non ho apprezzato molto): è descritto tutto molto "a singhiozzi", descrive e non descrive, c'è un'azione e poi subito dopo una nuova descrizione. Non riusciamo a immaginare il luogo in cui ci troviamo perché, a parer mio, non abbiamo elementi sufficienti per figurarcelo e per immaginarlo. Le descrizioni, soprattutto quelle dei personaggi, mi fanno venire in mente una poesia di Rimbaud, Les assis (I seduti), in cui c'erano descrizioni "a pezzi" di persone che sono descritte in maniera tale che non riusciamo a figurarcele, anche se, nel caso della poesia, il poeta li trasforma più in mostri che in persone (non è il caso del nostro autore). In generale, c'è una prevalenza del senso della vista rispetto a tutti gli altri sensi: non sentiamo profumi, non tocchiamo nulla, la storia prosegue solamente grazie anche alle descrizioni degli ambienti viste dagli occhi del narratore-personaggio che vive egli stesso all'interno della comunità.
Il sentimento predominante che aleggia per l'intera storia è l'Angoscia: fin dalle prime pagine, ci troviamo in un ambiente molto triste e desolato (simile ai campi di concentramento di Auschwitz) e la prima scena descrive proprio un uomo appena entrato in questo luogo che scopriamo poi essere  rasato e svestito per indossare la divisa del luogo (una comunità). 
L'autore adora le enumerazioni: accosta sempre più sostantivi e aggettivi insieme (minimo tre) e a volte è ripetitivo per il vocabolario da lui utilizzato (ma suppongo sia un espediente per evidenziare l'angoscia e la tristezza regnanti nella comunità). Inoltre, l'autore non è totalmente assente: si palesa spesso attraverso delle brevissime frasi critiche all'interno della storia, quasi a voler differenziare il narratore-personaggio dall'autore, cioè tra colui che ha scritto la storia e chi realmente la vive.
Dopo aver fatto una breve sintesi delle caratteristiche che ho notato in questo romanzo, non mi resta che trarre le mie personali conclusioni: la storia è molto interessante ma il modo in cui si sviluppa non è avvincente. Le prime pagine si prolungano troppo in descrizioni più o meno dettagliate che confondono un po' il lettore e lo rendono spaesato. Inizialmente non si capisce dove ci troviamo, né perché. Risultano Avvincenti solamente le ultime 20 pagine del libro in cui ACCADE FINALMENTE QUALCOSA dopo le tante descrizioni e momenti di stasi presenti per tutto il romanzo. Il mio giudizio è globalmente positivo anche se, secondo il mio parere, ci si dovrebbe lavorare un po' su. 
Vi lascio una piccola trama del romanzo presente sulla pagina ufficiale dell'autore, per capire di cosa sto parlando e per spronarvi, magari, a leggerlo.

”Il paese dei poveri” è un romanzo, di critica sociale, imperniato sul concetto della produttività, nonché una disamina, in un contesto distopico, del concetto dei lager e dei prigionieri.In un mondo in cui il guadagno e la produttività sono tutto ciò che conta, la popolazione è costretta a non essere povera: essere in miseria è un delitto, è rallentare la società, e dunque, per evitarlo, la società, sotto lo schermo dell’indifferenza dei suoi cittadini, interna, in grandi istituti chiamati ”paesi dei poveri”, coloro che vengono ritrovati in strada, nullatenenti e nullafacenti.In questo lager per “barboni” si ritroverà il protagonista, costretto a viverne le regole, affini a quelle dei famosi lager di Birkenau e Auschwitz, fino all’essere totalmente alienato dalla sua stessa condizione di umano: tutto ciò porterà poi ad azioni terrificanti e disarmanti conclusioni, che il lettore vivrà dolorosamente, pienamente coinvolto.In una disamina non solo della condizione di internato, ma anche della società che circonda questi luoghi di detenzione, e con un occhio critico, attraverso una metafora letteraria, verso il nostro mondo, sempre più dedito al guadagno come primo bastione, ci ritroveremo davanti a scenari difficili da sopportare, ritrovandoci, in parte, corresponsabili del dolore dei prigionieri.

Ringrazio ancora pubblicamente l'autore per avermi scelta e per avermi dato la possibilità di leggere il suo romanzo, ma soprattutto di conoscerlo come autore. Sarei felice di leggere anche altre sue opere per farmi un'idea ancora più precisa dell'autore e del suo stile. 
Copertina di Il paese dei poveri. Disponibile solo in e-book.



E voi avete letto Il pese dei poveri? Cosa ne pensate? 
Ci vediamo alla prossima puntata con una nuova recensione!! :D
Nel frattempo....commentate!


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