martedì 2 gennaio 2018

La cena di Herman Koch

Ecco un libro di cui ho sentito parlare tantissimo quando uscì nell’ormai lontano 2010, pubblicato da Neri Pozza.  Ognuno lo aveva acquistato, letto,  recensito. Ovviamente tutti tranne me. Recentemente è uscito il film ispirato a questo libro.  Nuovo successo di questo romanzo, nuove recensioni e nuovi punti di vista. A questo punto non potevo  non cavalcare la cresta dell’onda. Non vedevo l’ora di poter esprimere il mio punto di vista su questo libro che consta di sole 286 pagine e dire finalmente la mia su questo romanzo.  
la cenafiliLa storia è, in apparenza, molto semplice: quattro persone, o meglio, due coppie si ritrovano a cena in un ristorante: da un lato  del tavolo siedono Paul e Claire e dall’altro Serge, candidato favorito al ministero olandese, e Babette. l’ambientazione non è un comunissimo ristorante, ma un ristorante di lusso sempre affollatissimo che richiede mesi e mesi di fila d’attesa. L’intera storia è incentrata su questa cena, una cena come tante altre, o forse no. Perché Herman Koch decide di scrivere di un comunissimo incontro tra parenti?!?! In effetti, il romanzo non può essere riassunto in una banalissima cena, perché, ovviamente, il racconto nasconde molto di più. I quattro personaggi, tra una portata e l’altra, parlano di svariati argomenti: gli ultimi film visti, le vacanze in Francia, la politica, la vita di coppia, le classiche nevralgie femminili. Ma fin dalle prime battute si percepisce una nota stonata, un continuo voler nascondere qualcosa di più importante, il non voler parlare di QUELL’argomento.
la cena quoteIn effetti, l’andamento della serata cambia quando Paul, l’io narrante dell’intera vicenda,  scopre di aver preso accidentalmente il cellulare del figlio Michel. Sbirciando nella galleria del telefono, scopre un video agghiacciante: Rick, figlio di Serge, e Michel, il suo adorato figlio, pestano a sangue una clochard. Lo sconforto del padre è notevole: sente di aver perso la sua battaglia di padre.
Interessante è anche il rapporto/scontro tra i due fratelli: Serge e Paul. Serge è il classico uomo politico sicuro di sé, che venderebbe la propria anima al diavolo pur di ottenere voti e notorietà e pur di salvare l’onore e le apparenze.   La famiglia ne risente moltissimo: la moglie Babette è una donna infelice (elemento che si percepisce anche durante la cena, quando, in apparenza improvvisamente, scoppia in lacrime e scappa fuori) e il figlio non è definibile come uno stinco di santo. Paul è il suo opposto: è molto più riservato di Serge, a lui non interessa la celebrità e gli danno fastidio persino le occhiate o il continuo essere additato solo perché è il fratello del politico. La celebrità non fa per lui: a lui basta amare ed essere amato dalla sua famiglia per ciò che è realmente, non per ciò che la gente dovrebbe pensare. In effetti. l’ipocrisia, la falsità e persino la corruzione sono delle tematiche molto presenti all’interno del romanzo. Cosa si è disposti a fare pur di uscirne puliti?
la cena quote2Al racconto lento e dettagliato della cena, sono inframmezzati altri racconti riguardanti il passato delle due coppie: le vacanze in campagna, le crisi isteriche di Babette, la malattia di Claire, e così via. Questi aneddoti sono sì secondari alla storia principale, ma permettono al lettore ancora una volta di entrare nella psiche dei personaggi e di capire il perché di molte situazioni e di molti gesti. Permettono di comprendere, inoltre, il comportamento e l’indole dei figli, perché i ragazzi hanno compiuto quello che hanno compiuto e le radici della loro presunta indole violenta. L’autore offre un chiaro esempio di ciò che possiamo definire come tare ereditarie, ovvero l’insieme delle malattie, anomalie e  predisposizioni morbose che si presentano con una notevole evidenza di generazione in generazione e che sono trasmesse come caratteri ereditari. Le domande da porsi, quindi, sono essenzialmente due: se il padre è un violento (e molti episodi dimostrano questo dato di fatto), anche il figlio diventa inevitabilmente violento? E questo atteggiamento può influenzare anche gli altri componenti della famiglia (moglie, fratello, cugino, ecc…)? Stando al romanzo di Koch, la risposta alla prima domanda è semplice: sì, le tare ereditarie esistono o almeno l’educazione e gli esempi forniti dal padre sono esemplari per il figlio. La seconda domanda è di difficile risposta: Claire, la moglie di Paul, decide di risolvere la questione “alla maniera del marito”, ossia assumendo un atteggiamento e compiendo un gesto tipico di Paul (o almeno del Paul dei flashback sul passato). Claire e Paul sentono su di loro il peso delle tare e dell’educazione (giusta o sbagliata che sia) impartita al proprio figlio Michel. Sono stati dei buoni genitori per il proprio figlio? Ma soprattutto, hanno dato il “buon esempio” al proprio bambino? Questi sono gli interrogativi che, a parer mio, Koch instilla nell’animo del lettore. Il finale, a conclusione di questa lunga riflessione, è in parte aperto: non si ha la certezza di ciò che è successo realmente subito dopo la cena e nei giorni successivi. Alcuni interrogativi restano irrisolti: Dove si è cacciato Beau? Cosa hanno fatto Michel e Rick la sera della cena? Quali  sono state le reali conseguenze del gesto di Claire dopo la cena? Cosa si è disposti a fare per proteggere la propria famiglia?

Un romanzo che pone tanti interrogativi che in parte non riesce a risolvere. Lettura consigliata a coloro che amano romanzi che permettono una riflessione sulla società odierna.
Esistono diverse trasposizioni cinematografiche di questo film di cui solo due sono arrivati anche in Italia:
  • I nostri ragazzi (2014) di Ivano De Matteo con Alessandro Gassmann e Giovanna Mezzogiorno. Questa versione è liberamente ispirata al romanzo.
  • The Dinner (2017) con Richard Gere e Steve Coogan. Quest’ultima versione è molto più fedele al romanzo di Koch.

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domenica 18 giugno 2017

Estate, Mare e… Challenge!

Salve a tutti e bentornati sul mio blog!

libri-mare-1140x641Ormai l’estate ha pervaso tutto il nostro essere. Si suda  anche stando fermi in un solo posto a fissare il vuoto. Come possiamo affrontare la stagione torrida e sopravvivere fino a Settembre? Semplice! Tuffandoci a capofitto nel grande mare delle Challenges libresche! Oggi ve ne propongo una diversa dal solito, e molto “libera” e gestibile da tutti, pensata per chi non ama molto mettersi alla prova leggendo e anche per chi magari non dedica molto tempo al giorno alla lettura. Di cosa sto parlando? Della DIY Summer Reading Challenge: una Challenge fai da te che potrete “creare” e “gestire” da soli seguendo le indicazioni dei creatori.
Avete due possibilità per scoprire di cosa si tratta: o cliccate qui (o qui) per vedere i video nei quali viene descritto il tutto, oppure proseguite nella lettura e tenterò di snocciolarvi punto per punto tutto lo scibile riguardo questa fantastica Challenge!



La Challenge consta di ben 20 punti. Ma non spaventatevi! Non dovrete seguire tutti i 20 punti!E’ proprio qui che entra in gioco la vostra possibilità di scegliere e gestire la Challenge secondo le vostre necessità, esigenze e soprattutto voglia!
Vi riassumo velocemente i 20 punti tra i quali scegliere:
  1. Un libro che parli di libri
  2. Un libro di circa 300 pagine
  3. Un libro che sappia d’estate
  4. Un libro di una serie/saga
  5. Un libro con la copertina dai colori caldi (rosso, giallo, arancione)
  6. Uno Young Adult
  7. Un Thriller
  8. Un libro di un autore nato in estate
  9. Un libro che abbia in copertina del cibo fresco
  10. Un libro leggero e spensierato
  11. Un libro illustrato
  12. Un libro per ragazzi
  13. Un libro che parli di una famiglia
  14. Un libro con un’indagine
  15. Un libro di un autore italiano
  16. Un classico contemporaneo
  17. un libro incentrato su un lavoro che ti affascina
  18. Un libro vincitore di un premio letterario
  19. Un libro che leggeresti volentieri in spiaggia
  20. Un libro molto criticato ma che vuoi comunque leggere
Inoltre potete proporre una categoria extra a vostro piacimento da inserire nella vostra personalissima Challenge estiva!
Altro elemento importante che dovrete scegliere è  la durata della Challenge. Infatti, 3 sono le possibilità tra le quali scegliere per gestire al meglio la vostra Challenge:
  • Breve (sceglierete solo 5 categorie e la Challenge va dal 5 luglio al 20 luglio)
  • Media (sceglierete 7 categorie e va dal 5 luglio al 30 luglio)
  • Lunga (sceglierete 10 categorie e va dal 5 luglio al 10 agosto)
Avrete tempo per votare fino alle 23.59 del 30 giugno. Quindi affrettatevi!
In seguito, noi organizzatori procederemo con lo spoglio di tutte le votazioni e vi comunicheremo le categorie vincitrici della Challenge. Ovviamente dovrete comunicarci le vostre scelte libresche. 
Vi lascio qui il link del modulo per scegliere le categorie e le tempistiche che preferite.  Per qualsiasi dubbio o perplessità, non esitate a contattarci in privato!
Vi lascio anche i canali YouTube degli organizzatori:
tyrywq1kphnc8k2ub9pyE allora? Vi aspettiamo numerosi con le vostre preziosissime scelte ed idee Smile Appuntamento al 1 luglio con l’annuncio delle categorie della Challenge!







lunedì 10 aprile 2017

Quanti e quali dei 100 libri della BBC ho letto?



Salve a tutti!


Oggi ritorno con un post/giochino che sta spopolando su tutti i social e che io volevo proporvi qui, sul mio blog.


Accanto a ogni libro dovete mettere una ✔ se l'avete letto tutto, una ✖ se l'avete cominciato ma non finito e nulla se non l'avete mai letto, così da vedere se superate la media stimata dalla BBC (6/100).


Letti: 15

Non terminati: 15

(In lista/da riprendere: 25 )


1. Orgoglio e Pregiudizio – Jane Austen

2. Il Signore degli Anelli – JRR Tolkien

3. Il Profeta – Kahlil

4. Harry Potter – JK Rowling

5. Se questo è un uomo – Primo Levi

6. La Bibbia

7. Cime Tempestose– Emily Bronte

8. 1984 – George Orwell

9. I Promessi Sposi – Alessandro Manzoni

10. La Divina Commedia – Dante Alighieri

11. Piccole Donne – Louisa M. Alcott

12. Lessico Familiare – Natalia Ginzburg

13. Comma 22 – Joseph Heller

14. L’opera completa di Shakespeare 

15. Il Giardino dei Finzi Contini – Giorgio Bassani 

16. Lo Hobbit – JRR Tolkien

17. Il Nome della Rosa – Umberto Eco 

18. Il Gattopardo – Tomasi di Lampedusa

19. Il Processo – Franz Kafka

20. Le Affinità Elettive – Goethe

21. Via col Vento – Margaret Mitchell

22. Il Grande Gatsby – F. Scott Fitzgerald

23. Casa Desolata – Charles Dickens

24. Guerra e Pace – Lev Tolstoj

25. Guida Galattica per Autostoppisti – Douglas Adams

26. Brideshead Revisited – Evelyn Waugh

27. Delitto e Castigo – Fyodor Dostoevsk

28. Odissea - Omero

29. Alice nel Paese delle Meraviglie – Lewis Carroll

30. L’insostenibile leggerezza dell’essere – Milan Kunder

31. Anna Karenina – Leo Tolstoj

32. David Copperfield – Charles Dickens ✖ 

33. Le Cronache di Narnia – CS Lewis

34. Emma – Jane Austen

35. Cuore – Edmondo de Amicis

36. La Coscienza di Zeno – Italo Svevo

37. Il Cacciatore di Aquiloni – K. Hosseini

38. Il Mandolino del Capitano Corelli – Louis De Berniere

39. Memorie di una Geisha – Arthur Golden

40. Winnie the Pooh – AA Milne

41. La Fattoria degli Animali – George Orwell

42. Il Codice da Vinci –Dan Brown

43. Cento Anni di Solitudine – Gabriel Garcia Marquez

44. Il Barone Rampante – Italo Calvino

45. Gli Indifferenti – Alberto

46. Memorie di Adriano – Marguerite Yourcenar

47. I Malavoglia – Giovanni Verga

48. Il Fu Mattia Pascal – Luigi Pirandello

49. Il Signore delle Mosche – William Golding

50. Cristo si è fermato ad Eboli – Carlo Levi

51. Vita di Pi – Yann Martel

52. Il Vecchio e il Mare – Ernest Hemingway

53. Don Chisciotte della Mancia – Cervantes

54. I Dolori del Giovane Werther – J. W. Goethe

55. Le Avventure di Pinocchio – Collodi 

56. L’ombra del vento – Carlos Ruiz Zafon ✖ 

57. Siddharta – Hermann Hesse 

58. Brave New World – Aldous Huxley

59. Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte – Mark Haddon

60. L’Amore ai Tempi del Colera – Gabriel Garcia Marquez

61. Uomini e topi – John Steinbeck

62. Lolita – Vladimir Nabokov

63. Il Commissario Maigret – George S

64. Amabili resti – Alice Sebold

65. Il Conte di Monte Cristo – Alexandre Dumas

66. Sulla Strada (On the road)– Jack Kerouac

67. La luna e i Falò – Cesare Pavese

68. Il Diario di Bridget Jones – Helen Fieldin

69. Midnight’s Children – Salman Rushdie

70. Moby Dick – Herman Melville

71. Oliver Twist – Charles Dickens

72. Dracula – Bram Stoker ✖ 

73. Tre Uomini in Barca – Jerome K. Jerome

74. Notes From A Small Island – Bill Bryson

75. Ulisse – James Joyce

76. I Buddenbroock – Thomas Mann

77. Il buio oltre la siepe – Harper Lee

78. Gérminal – Emile Zola

79. La fiera delle vanità – William Makepeace Thackeray

80. Possession – AS Byatt

81. Canto di Natale – Charles Dickens

82. Il Ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde

83. Il Colore Viola – Alice Walker

84. The Remains of the Day – Kazuo Ishiguro

85. Madame Bovary – Gustave Flaubert

86. A Fine Balance – Rohinton Mistry

87. Charlotte’s Web – EB White

88. Il Rosso e il Nero – Stendhal

89. Le Avventure di Sherlock Holmes – Sir Arthur Conan Doyle

90. The Faraway Tree Collection – Enid Blyton

91. Cuore di tenebra – Joseph Conrad

92. Il Piccolo Principe – Antoine De Saint-Exupery

93. The Wasp Factory – Iain Banks

94. Niente di nuovo sul fronte occidentale – Remarque

95. Un Uomo – Oriana Fallaci

96. Il Giovane Holden – Salinger

97. I Tre Moschettieri – Alexandre Dumas

98. Amleto – William Shakespeare

99. Charlie e la fabbrica di cioccolato – Roald Dahl

100. I Miserabili – Victor Hugo

venerdì 27 gennaio 2017

Sonderkommando di Salmen Gradowski

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Questo, è proprio il caso di dirlo, è una delle volte in cui un libro mi ha fatto male con le parole racchiuse al suo interno. Mi è capitato poche volte che un libro mi “entrasse dentro” così tanto con la potenza delle sue parole. E questa è una di esse.
SonderkommandoSonderkommando è una descrizione veritiera e reale delle giornate nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Il protagonista, ovvero lo scrittore stesso, è un Sonderkommando: un ebreo assoldato in questo “reparto speciale” (traduzione di Sonderkommando) che ha un crudele compito, quello di accompagnare i suoi amici e compaesani nei crematori e nelle camere a gas. Nonostante il compito veramente crudele, i Sonderkommando furono processati durante il Processo di Norimberga per essere collaboratori della forza nazista. Nella realtà non fu così. Nei capitoli precedenti al diario vero e proprio di Salmen, infatti, c’è una descrizione dettagliata di cosa siano stati i Sonderkommando, come venissero scelti, quale sia stato il loro destino in quanto ebrei e, per concludere, delinea la “possibile” vita di Salmen Gradowski alla luce di quanto ci ha lasciato scritto in fogli sparsi ritrovati poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’apertura al pubblico dei campi di concentramento e la rivelazione delle crudeltà perpretate al loro interno. I Sonderkommando non erano dei collaborati, erano loro stesse delle vittime delle atrocità naziste. Dalle parole di Gradowski traspare lo stesso senso di paura, incertezza e rassegnazione che possiamo ritrovare nelle pagine di Levi o di altri scrittori che hanno descritto le crudeltà dei campi di concentramento dal punto di vista di “lavoratori deportati”. 
Anche loro potevano morire da un momento all’altro, eventualità che avvenne effettivamente e che lo scrittore descrive nella seconda parte del diario (non a caso intitolata La separazione). Il 24 febbraio 1944 iniziò la riduzione dei Sonderkommando, perchè la Germania stava perdendo la guerra sul fronte sovietico e la guerra era ormai prossima alla fine. Un giorno i capi nazisti del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau riunirono tutti i Sonderkommando e lessero una lista di numeri (erano numeri anche loro proprio come gli “altri ebrei”!) Fortunatamente Gradowski non compariva in quella lista, ma molti suoi compagni di disavventure furono improvvisamente portati via, in un luogo ignoto.
La paura è passata per quelli che sono ormai sicuri che il proprio numero resta. Mentre uno stato d’animo funereo si è impadronito dei camerati designati per il trasporto. E la domanda assillante: – “Dove ci portano? A quale scopo? – riempie lo spazio. Nell’aria è palpabile la domanda. Davanti ai loro occhi si forma la parola: Dove? Tutto il loro essere, i loro cuori e i loro animi sono in balia di questo pensiero da incubo, che tormenta e sconvolge il loro io. A quale scopo? Perché li portano via?…    
Il vuoto lasciato dai compagni deportati è incolmabile. I giorni non saranno più gli stessi senza di loro. Il campo sembra vuoto (in effetti il numero di “operai” e di Sonderkommando fu dimezzato).
Come chi, addolorato,  fa ritorno a casa dal cimitero dopo aver accompagnato al riposo eterno il proprio amato, il proprio familiare – così noi ci sentiamo. Come chi non riesce a staccarsi dal luogo in cui ha appena lasciato una parte della propria vita e volge istintivamente il proprio sguardo verso quell’angolo che gli ha tolto ciò che di più caro aveva al mondo, e si sente di non poterlo abbandonare – così noi ci sentiamo in questo momento, quando ci viene ordinato di fare ritorno nel blocco. Come chi, addolorato, ritorna dal cimitero, il passo pesante, la testa bassa, china, velato di tristezza e di malinconia – così noi ci sentiamo…
Il breve diario di Gradowski si chiude con un unico appello e un solo punto fermo: da un lato c’è l’appello a fermare questa crudeltà di cui gli ebrei non hanno colpa, dall’altro lato l’unica certezza e forma di salvezza ormai rimasta a tutti loro è la preghiera. Infatti, si riuniscono in gruppi e pregano tutti insieme. E’ l’unica cosa rimastagli da fare, l’unica speranza. Hanno provato anche a ribellarsi, ma senza successo. Il risultato è stato un ennesimo sterminio di ebrei innocenti.
Può essere definita una storia incompleta, un diario a metà, poichè il libro si chiudesalmen-et-sarah-gradowski con questa descrizione dei gruppi di preghiera e con l’appello stesso dell’autore di pregare affinché tutto abbia fine. Non si hanno notizie certe sulla morte di Gradowski. Probabilmente fu ucciso insieme ai responsabili del movimento clandestino nato all’interno del Sonderkommando in seguito alla rivolta del 7 ottobre 1944 presso il crematorio IV. Solo dopo mesi dall’apertura dei campi di concentramento e dalla fine della guerra, furono ritrovati i manoscritti di Gradowski, sotterrati all’interno del campo e ben nascosti da occhi indiscreti e soprattutto da occhi che non dovevano ritrovare tutti questi fogli (i nazisti).
Di certo rimane una testimonianza fondamentale degli anni duri nei campi di concentramento di tutto il mondo, una preziosa testimonianza e un forte appello affinché tutto ciò che è successo non accada mai più. Gradowski invita non solo a riflettere ma anche a diffondere su vasto raggio per non nascondere al pubblico mondiale ciò che è stato.
Un invito alla riflessione e alla presa di coscienza della crudeltà efferata di quegli anni. Perché?? Per non dimenticare…

venerdì 20 gennaio 2017

D’eau et de feu di Françoise Bourdin


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 Protagonista di questo romanzo rosa è la  famiglia Gillespie, una famiglia allargata  nata dal secondo matrimonio di Amélie e  Angus. Amélie è la classica femme fatale che attira uomini grazie al suo charme e Angus rappresenta, al contrario,  il prototipo dell’uomo ricco e perdutamente innamorato della donna seducente. Angus è insaziabile, non riesce a stare lontano dalla sua nuova moglie. Mary, la prima moglie di Angus, è morta in un’incidente diversi anni prima. Ma non poteva minimamente competere con la bellezza di Amélie che con le sue movenze molto seducenti riesce sempre a far cadere Angus ai suoi piedi.
Diversa è la reazione dei rispettivi figli: Amélie “trascina” i suoi quattro figli dallo sfarzo e dal caos di Parigi in una grande fattoria della campagna scozzese, un posto tranquilllo e silenzioso, l’opposto di Parigi. Scott, l’unico figlio ed erede di Angus, non è contento di avere questi nuovi intrusi tra i piedi. Ne sono prova i continui litigi con Amélie, per questioni spesse volte molto futili. Per questo motivo, Scott evita la loro compagnia e decide di dedicarsi maggiormente al lavoro, di concentrare tutte le proprie forze sul futuro della propria impresa. Angus e Scott, infatti, possiedono una distilleria di wisky, un’attività molto redditizia che ha permesso loro di arricchirsi notevolmente negli anni, e una piccola azienda tessile, ultimo ricordo della prima moglie di Angus, Mary.
Unica eccezione agli occhi di Scott è Kate, ultima figlia di photo_francoise2Amélie, un’adolescente dolce e molto tranquilla, l’unica con cui è possibile intavolare un dialogo costruttivo e senza litigare. Kate è segretamente innamorata di Scott (anche se tra i due intercorrono ben 9 anni di differenza!), ma riesce a dissimulare bene l’emozione e l’imbarazzo che prova ogni qualvolta Scott le si avvicina e le rivolge la parola… I rapporti familiari tesi e contrastanti tra i Gillespie e la famiglia di Amélie cambieranno il giorno del “fidanzamento” di Kate (non a caso ho scritto fidanzamento tra virgolette). Grazie a quell’episodio, Scott avrà una sorta di epifania e da quel giorno cambierà tutto…
Si tratta sicuramente di un romanzo rosa caratterizzato da una trama semplice e non particolamente articolata e da un finale a lieto fine. I personaggi principali sono tratteggiati con cura e con ricchezza di dettagli, mentre quelli secondari sono relegati sullo sfondo, utilizzati come contorno della storia e senza particolare descrizione psicologica. Al contrario, i personaggi principali sono delineati alla perfezione, sia per quanto riguarda l’aspetto fisico, sia per quanto riguarda la psicologia. Soprattutto verso la fine l’introspezione psicologica diventa sempre più presente e la storia sembra quasi rellentata per creare l’effetto suspence e “fiato sospeso”. 
Oltre ad essere un romanzo rosa è sicuramente un romanzo di formazione perchè seguiamo le vicende della famiglia per più di 5 anni. Kate è una bambina di 11 anni quando si trasferisce presso i Gillespie, alla fine del romanzo è una donna adulta e pronta ad affrontare la vita al di fuori delle quattro mura domestiche. E’ ormai volata dal nido, per approdare su nuovi territori. Anche Scott si trasforma da giovane ribelle e scapestrato in vero uomo, pronto ad assumersi tutte le responsabilità della vita.
E’, infine, una saga familiare (come espressamente segnalato sulla copertina della traduzione italiana del romanzo). Un romanzo “corale” che raccontaHighland-lakes le vicende della famiglia allargata Gillespie da diversi punti di vista: dagli occhi della femme fatale Amélie a quello della timida Kate, passando per il rigido Angus e il dongiovanni Scott. Un coro di voci e di sguardi che ci regalano uno dei quadri più realistici delle famiglie allargate moderne.
E non dimentichiamoci del magnifico sfondo delle Highlands, in Scozia.
Il romanzo ha un seguito, già pubblicato e tradotto in Italia. Lo leggerò di sicuro perchè sono proprio curiosa di sapere come andrà a finire la storia.
Personalmente ho letto il romanzo in lingua. L’ho trovato molto semplice nonostante la difficoltà dovuta al fatto che leggevo in lingua straniera. La Bourdin scrive, a parer mio, in un modo sublime, semplice ma molto efficace. Arriva dritto al cuore, subito. Scrive romanzi rosa e romantici ma non banali e diversi dai soliti Harmony o romanzetti che siamo abituati (ahimé) a vedere in giro.
E’ un libro consigliatissimo, edito in Italia per la tre60 (una casa editrice a me sconosciuta). Il titolo in traduzione è “Un cuore in tempesta”. In effetti il titolo italiano rispecchia a pieno le aspettative del lettore. Richiama sicuramente il genere rosa e richiama anche la storia travagliata e difficile dei personaggi del romanzo (Kate, in particolare). Quindi approvo anche il titolo italiano! Non so come sia la traduzione ma il titolo getta sicuramente buone premesse.






Consiglio questo libro? Assolutamente si! 

Giudizio complessivo  images   images  images  images  images

venerdì 13 gennaio 2017

Il quadro mai dipinto di Massimo Bisotti

Patrick è un insegnante e un pittore con l'ossessione per la perfezione. In una mattina di giugno entra per l'ultima lezione nella sua aula dell'Accademia di Belle Arti. È pronto a lasciare Roma per ripartire da zero a Venezia, città fatta d'acqua e d'incanto. Si congeda dai suoi allievi, lasciando loro un messaggio d'addio che è anche un testamento spirituale: «Credete sempre nelle emozioni, credete nell'amore, senza avere paura di sbagliare perché a volte sono proprio gli errori a portarci alla felicità». Torna a casa e prima di partire decide di andare una volta ancora in soffitta per dare un ultimo sguardo al quadro che ritrae la donna che ha molto amato, la donna il cui ricordo porta sempre con sé. Ma, quando scopre la tela, la vede vuota: la donna sembra avere abbandonato il quadro. Sgomento, Patrick copre nuovamente il dipinto. In fretta e furia abbandona la soffitta e Roma, e corre all'aeroporto. Durante il volo, però, batte la testa e all'arrivo si ritrova confuso, non riesce a ricordare bene il motivo per cui è partito. Ma in tasca ha un biglietto con un indirizzo e un nome: "Residenza Punto Feliz". Si recherà là e troverà una nuova e strana famiglia pronta ad accoglierlo. Miguel, il proprietario della pensione, uno spagnolo saggio cui è facile affidarsi; Vince, gondoliere con il cuore spezzato da un amore andato male; e il piccolo Enrique, curioso ed entusiasta come solo i bambini sanno essere. La nuova vita di Patrick scorre tra amnesie e scoperte, finché a una festa incontra Raquel e non ha dubbi: è lei, la donna che è fuggita dal suo quadro.

Le premesse erano decisamente buone e devo dire che il libro non è stato poi così male. La storia è incentrata in realtà su due storie d'amore: Vince e Vivien da un lato e Patrick- e Raquel dall'altro. Ovviamente la storia d'amore che avrà maggiore spazio ed attenzione all'interno della storia è la seconda, come si può leggere dalla quarta di copertina. La storia è romantica ed interessante anche se alcune scelte non le ho condivise appieno, in particolare una scena che vi narrerò facendo attenzione agli spoilers. Ad un certo punto Patrick e Raquel intraprendono un viaggio insieme, ma improvvisamente si perdono di vista. Patrick, dopo aver cercato non più di tanto, torna a casa (a Roma). Ma come? Tu hai perso la donna della tua vita in Spagna e decidi di tornare a casa?!?! Ma nella quotidianità qualcuno lo farebbe mai?! Questo episodio mi ha fatto riflettere molto e mi ha fatto "scadere" il libro nella sua totalità. 

Secondo neo molto grosso è sicuramente l'assenza di distinzione tra registri narrativi: non esiste la persona più o meno colta o la persona più o meno grande. Parlano tutti da grandi con frasi ad effetto. Addirittura un bambino parla come un uomo vissuto!!! Ho letto varie recensioni, e molti condividono questo punto di vista. Non c'è assolutamente differenza tra il dialogo adulto-bambino ed un dialogo adulto-adulto. Tutti parlano allo stesso modo! 

Al contrario, lo stile dell'autore mi è piaciuto molto. Intendo proprio il modo di scrivere. Utilizza un linguaggio molto semplice, quindi questo libro è fruibile anche da un pubblico di adolescenti. Utilizza molte frasi ad effetto, soprattutto nella prima parte del libro, che ti inducono a riflettere. Non ho resistito dalla voglia di prendere una matita e sottolineare qua e là le frasi che mi colpivano di più di volta in volta. Ho sottolineato tantissime frasi e non mi succede spesso. Quindi ho sicuramente apprezzato il suo modo di scrivere efficace e che arriva dritto al cuore.

Altro aspetto positivo è anche la cultura dell'autore. Credo che Bisotti sia un uomo molto colto per i continui riferimenti presenti all'interno del libro. C'è la descrizione e l'analisi di un quadro di Frida Kahlo, ci sono vari riferimenti ad altre opere artistiche e vari riferimenti letterari. Sicuramente l'autore è un uomo che ha viaggiato moltissimo e ha studiato molto (o quantomeno letto molto!)

Nel complesso, gli aspetti positivi eguagliano quelli negativi. Tutto sommato non boccio totalmente il libro, ma non mi sento neppure di gridare al capolavoro per tutte le ragioni che vi ho esposto fin qui.
Fatemi sapere voi cosa pensate di Massimo Bisotti e soprattutto se avete letto qualcosa di suo! Sono proprio curiosa di sapere il vostro punto di vista! 


Giudizio complessivo





venerdì 6 gennaio 2017

Al di qua del paradiso di Francis S. Fitzgerald

Romanzo d'esordio di Fitzgerald, fu pubblicato nel 1920. L'edizione oggi in commercio (che comprende il singolo romanzo) è del 1996, edito Newton Compton, e presenta la copertina che vi lascio di fianco. Esiste anche il Mammut delle opere di Fitzgerald che comprende, tra gli altri, anche questo romanzo. 
La storia racconta le vicende di Amory Blaine, un giovane ricco e molto snob, con una personalità decisamente eccentrica. Il suo egocentrismo dipende però dall'educazione ricevuta dai suoi genitori, ed in particolare, da sua madre Beatrice, una donna che non accetta quasi il suo ruolo di madre poiché non accetta neppure di essere chiamata mamma. Preferisce farsi chiamare Beatrice anche da suo figlio. La madre sogna per il figlio una vita gloriosa e piena di successi, pretende che il figlio frequenti i migliori ragazzi della città e le migliori scuole. Verrà aiutato da Monsieur Darcy nelle scelte importanti della sua vita. Ma all'università, i castelli di sabbia fatti di prospettive e proiezioni future crollano miseramente. Amory capisce di essere cambiato, capisce che quello che sta facendo non è ciò che realmente gli piace, ma sta avverando solo il sogno di sua madre. Sta cambiando e si sente spaesato e confuso: non sa cosa fare della propria vita. Ancora una volta Monsieur Darcy (ex fidanzato giovanile della madre) accorre in suo aiuto e lo mette a nudo, mostrando, al di là delle proprie debolezze, i propri punti di forza tipici del suo carattere eccentrico e gli consiglia di darsi valore proprio sulla base del proprio carattere forte. Al di fuori del micromondo di Amory Blaine, la guerra imperversa. Ma Amory vive un'altra guerra, una guerra tutta interiore che gli strazia il cuore e lo cambia radicalmente. Una guerra contro l'amore, perché non lo porta alla felicità e non fa altro che spezzargli il cuore. Isabelle, Rosalind, Eleanor: in tutti i casi, la conclusione è sempre la stessa.

Questo libro è certamente un romanzo di formazione. Seguiamo le vicende di Amory Blaine dalla più tenera adolescenza fino all'inizio dell'età adulta. Amory cambia il suo carattere, si trasforma da fanciullo testardo ma spensierato, che credeva tutto possibile, in adulto cinico e disilluso. Non crede nel suo tempo, non crede nel progresso: il suo punto di vista è fortemente pessimista. Critica aspramente la società nella quale vive (emblematico è il dialogo con il "grosso omone" nelle ultime pagine). Si sente solo, ha perso molti amici in guerra, altri si sono allontanati e la sua guida, M. Darcy, muore improvvisamente. Amory si sente solo e spaesato, non sa cosa farne della propria vita e, soprattutto, del proprio futuro. Il romanzo si conclude con questo senso di amaro in bocca, non c'è una risoluzione effettiva da parte di Amory, solo una presa di coscienza della propria condizione.

Fitzgerald critica fortemente la generazione dei "vecchi", ovvero la generazione dei suoi genitori. Essi non hanno fatto altro che arricchirsi a dismisura, senza assicurare un futuro certo ai propri figli. Questi ultimi, di conseguenza, sono totalmente inesperti perché non hanno ricevuto delle basi corrette da parte dei genitori. Fitzgerald critica tutto il sistema, nulla può salvarsi. Amory si rivela, a sua insaputa, un comunista convinto e sostiene il pensiero comunista. Nelle ultime pagine Amory ha piena consapevolezza di questo suo cambiamento quasi naturale, improvviso e inconscio. Al "grosso omone" socialista si oppone Amory, fervido comunista che vorrebbe applicare la "politica della condivisione" propugnata dal comunismo. E' anche un romanzo politico, dunque. 

Questa presa di coscienza è, però, molto lenta, forse anche troppo. Per i pochi eventi importanti che accadono nel romanzo, 200 e più pagine sono forse anche troppe. C'è molta introspezione, nel senso che conosciamo molto dei pensieri di Amory, ma in alcuni punti l'ho trovato un po' troppo prolisso e noioso. A volte i discorsi si ripetevano e per questo motivo non sono riuscita a "divorare" il romanzo così come mi aspettavo. 

Ultimo inciso. La traduzione è decisamente troppo troppo vecchia. E' una vecchia traduzione del 1996 e il linguaggio e decisamente "non adatto" ai nostri tempi. Il Mammut si Fitzgerald contiene (purtroppo) la stessa traduzione. Perchè non aggiornarla? Esiste anche l'edizione della Minimum Fax ma non ho letto quell'edizione e quindi non so come sia la traduzione. Facciamo un appello alla Newton Compton al fine di pubblicare un'edizione più recente e meglio tradotta. Ma il problema non è solo la traduzione. Il testo è zeppo di refusi ed errori di stampa e di formattazione troppo evidenti e, in alcuni punti, anche snervante? Gli stessi refusi sono presenti nel Mammut. Ma una ricontrollatina prima di dare alle stampe il libro?? 

Nel complesso un buon libro, che mi sono ripromessa di rileggere tra qualche anno (magari nell'edizione della Minimum Fax). 





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Buona epifania

  

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